I cani fiutano i tumori: la natura straordinaria dei nostri quattro zampe.
Che i cani siano non solo i migliori amici dell’uomo, ma anche dei collaboratori preziosi e insostituibili in molte attività anticrimine e di ricerca è ormai cosa nota.
Grazie al loro finissimo olfatto sono in grado di scovare la presenza di droga e altre sostanze illegali, di avvertire tracce molecolari di persone scomparse, di trovare vittime di valanghe o di terremoti, sepolte sotto metri di neve o cumuli di macerie.
Ma non solo! È ormai scientificamente appurato che i cani fiutano i tumori e la loro presenza, individuandoli ancor prima dei metodi diagnostici all’avanguardia che la scienza mette oggi a disposizione.
La prima testimonianza di questa incredibile capacità olfattiva dei cani (il senso dell’olfatto canino è fino a 100.000 volte più potente del nostro) risale al 1989, quando venne pubblicata la notizia di un medico britannico che, dopo aver visto il proprio dalmata annusare insistentemente un neo sulla gamba della moglie, fatti i dovuti accertamenti clinici, seppe che si trattava di un tumore maligno.
Da allora sono stati avviati diversi studi scientifici nell’ambito della comunità medica internazionale, volti ad appurare la veridicità di quella intuizione e tutti, nell’arco di circa un trentennio, hanno confermato che i cani fiutano i tumori ancora allo stadio iniziale, quando nemmeno i più sofisticati esami di laboratorio riescono ancora ad individuarli.
Tra gli ultimi lavori presentati in materia, a inizio aprile all’Experimental Biology meeting 2019, a quattro beagle è stato insegnato a riconoscere i campioni di sangue positivi per il tumore maligno al polmone. I risultati sono stati molto precisi, come dichiarato dai ricercatori impegnati nello studio: l’accuratezza delle diagnosi sfiorava il 97%.
Va da sé che questa scoperta ha una rilevanza enorme ai fini della diagnosi precoce e, di conseguenza, apre nuove strade alla possibilità di intervenire quando la malattia è appena insorta e ci sono maggiori probabilità di cura e di successo.
E come se non bastasse, pare che l’attendibilità del tartufo canino sia, nella maggior parte dei casi, superiore al 90%, fino a sfiorare talvolta la perfezione.
I cani fiutano i tumori: ecco come
In che modo il fiuto del cane riesce ad avvertire la presenza delle cellule tumorali? Anzitutto va precisato che i cani specializzati nella ricerca del cancro sono il frutto di un costante e sapiente addestramento: quindi è necessario che l’innata predisposizione di questi animali venga incentivata e indirizzata nella maniera corretta da esperti educatori, così da poter sviluppare appieno la propria potenzialità.
Basta vedere questi cani all’opera per rendersi conto di quale accurato lavoro ci sia dietro: nella diagnosi del cancro alla prostata, ad esempio, vengono fatti fiutare al cane dei campioni di urina, trattata in modo che possa liberare dei corpuscoli volatili, meglio annusabili dal cane.
Se l’animale non rileva nessuna traccia sospetta rimane in piedi, fissando il suo addestratore; quando invece fiuta la presenza della malattia, il cane si siede o si sdraia a terra.
Con lo stesso metodo, oltre al cancro prostatico, si possono individuare anche altre tipologie di tumore: annusando l’alito di una persona il cane è in grado di fiutare la presenza di cancro al seno, alla pelle, all’intestino e ai polmoni, riuscendo a non farsi fuorviare nemmeno da eventuali altre patologie in corso ai danni dell’organo in analisi, come la BPCO (Bronco pneumopatia cronico ostruttiva) nel caso del tumore polmonare.
I cani fiutano i tumori: e in Italia come va la ricerca?
Anche nel nostro paese la ricerca di settore è stata avviata da anni, in particolare presso il Centro Veterinario Militare di Grosseto, sotto la guida del dottor Gianluigi Taverna – responsabile di Urologia presso Humanitas Mater Domini di Castellanza (Varese) -, che si è avvalso della collaborazione di due pastori tedeschi, Liù e Zoe, precedentemente cani anti-mina, poi addestrati alla meno cruenta ricerca di cellule cancerose prostatiche.
Ecco le sue dichiarazioni: “Nonostante gli sforzi, a oggi non sappiamo quale sia lo specifico pool di molecole che compone l’odore del tumore; l’unica cosa nota è che si tratta di odori cancro-specifici, ossia ogni tipo di tumore ha il suo odore caratteristico. Siamo tuttavia ancora in fase di ricerca e attualmente il cane non può essere impiegato nella routine clinica”.
Oltre a confermare l’incredibile abilità dei cani, l’importanza di questi studi – ha sottolineato il direttore del team di scienziati – è che hanno fatto capire ai ricercatori che le molecole tumorali emanano un particolare odore che le contraddistingue, grazie al quale l’olfatto del cane può fiutare la presenza della malattia.
Le cellule che costituiscono il cancro infatti hanno un metabolismo specifico che genera un insieme di componenti di azoto e di idrocarburi, tali da produrre delle esalazioni caratteristiche, che solo il naso dei cani riesce a fiutare.
Anche qualora vi fossero molti più studi e meta-analisi che confermassero l’abilità e la precisione dei cani nel diagnosticare i tumori, risulterebbe comunque difficile che questi animali possano rappresentare il futuro della diagnosi. Anche a loro può capitare una giornata storta, non sono delle macchine. Tuttavia, la ricerca condotta sul loro lavoro potrebbe aiutare lo sviluppo di strumenti che replichino la loro abilità, come il naso elettronico, un sistema biomimetico che cerca di replicare l’apparato olfattivo.
La nuova sfida della scienza ora consiste nell’individuare le molecole cancerose che annusa il cane, così da realizzare un nuovo strumento diagnostico capace di riconoscere il loro odore, una sorta di “tartufo elettronico”.