Ogni anno in Asia vengono mangiati 30 milioni di cani: una tendenza che però potrebbe subire una brusca (e bellissima) interruzione. Tutti i dettagli.
I dati raccolti e confermati dall’ong Human Society, poi raccontati dal documentario “Eating Happiness” (presentato lo scorso anno agli Oscar, che vi invitiamo a recuperare se l’aveste perso), sono davvero allarmanti: nel 2016 in Asia sono stati uccisi e mangiati qualcosa come 30 milioni di cani. Una pratica che in quelle zone del pianeta è comune da sempre, ma che continua a farci ribrezzo. Finalmente però arrivano buone notizie provenienti dalla Corea Del Sud: a Seongnam c’è il grande mercato di Moran, dove si stima che ci sia un traffico di carne di cane enorme (80mila esemplari all’anno). In generale nella nazione ogni anno vengono consumati 2 milioni di cani, ma all’interno del mercato i cani vengono scelti direttamente dagli acquirenti. Spesso i poveri quattrozampe vivono in gabbia ammassati, custoditi in condizioni brutali e non soddisfacenti dal punto di vista igienico. Ecco però la decisione del sindaco della città Kang Won-gu: “Vogliamo fermare questo commercio, questo potrebbe essere l’inizio di un lungo cammino per risolvere il problema. Speriamo di sradicare l’immagine negativa di questo mercato. La grandezza di una nazione può essere giudicata dal modo in cui vengono trattati i suoi animali“.
Tradotto: nei prossimi giorni a Seongnam tutti i rivenditori e le strutture di macellazione saranno rimosse e everrà vietata la vendita di carne di cane. Il Comune aiuterà i commercianti a ripensare le proprie attività. Le associazioni ambientaliste hanno reagito festeggiando ma allo stesso tempo ribadendo che la misura non è sufficiente: “Chiediamo che sia definito come illegale l’abuso sugli animali e il considerare i cani come cibo. Dovremo monitorare costantemente i negozi a base di carne di cane nel mercato per vedere se davvero si fermeranno le macellazioni“.
Anche i residenti nelle zone intorno al mercato stanno dalla parte degli animalisti, stufi dei continui odori nauseabondi e della barbarie a cui sono costretti i poveri pets.